giovedì 5 febbraio 2009

Strane richieste


Seduti sui trespoli di questo cesso di bar- io, la clowna e altri due Lunoni- si discute del più e del meno.
Se Gino Paoli potesse vederci si commuoverebbe.
Il fatto è che io ci provo ad essere amico di 'sti Lunoni qua; uso le mie doti di seduzione e ammicco di continuo.
Il professòr De La Là ci diceva sempre:
"Se ti voglio come amico, ammicco."
Punto e basta.
Semblice.
Ma i Lunoni essendo afoni fanno fatica a scambiare le solite due chiacchiere al bar e per non fare la figura dei miserabili/ipocriti/antipatici, passano tutto il tempo ad accarezzarti e a fissarti.
I loro tre occhi fissi nei tuoi sono un'esperienza del tipo-tipo.
Ad un tratto un Lunone (che non ho ancora capito se è Z4y5 o Z5y4...) mi incomincia a scuotere per il bavero dell'impermeabile.
Io gli dico che lo ascolto.
Lui continua a strattonarmi.
Io gli dico di piantarla.
Lui continua a strattonarmi.
Gli mollo un manarverso.
Lui smette di strattonarmi.
E parla.
Le parole sono sincere (si vede dal colore) e in un allegro font in grassetto:
"Mi racconteresti una storia?"
Per un attimo rimango stupìdo, stupìto e stupèfatto.
Gli mollo un manarverso ma con l'altra mano.
La cosa da principio sembra spiazzarlo:
"Me la racconti una storia?"
Il test dei ceffoni ha dimostrato che il Lunone qui presente è lucido e non sotto l'effetto di stupefacenti droghe.
"Che tipo di storia?" gli faccio.
"Una storia che parli di me!"
Le sue parole volanti adesso sono in corsivo: sembra la grafia di uno scolaretto.
"Solo se mi offri un altro panino con la MARTEdella..."

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