venerdì 27 febbraio 2009

I Lunoni: questi sconosciuti/4


La polvere lunare si alza più del solito mentre, con passo lento, procedo verso quella che potremo chiamare "scena madre".
Fa caldo, nonostante la temperatura sia di molto sotto lo zero: la colpa è dei calzettoni di pail.
Lo sguardo sottile per assomigliare a Clint Eastwood;
il cappello lurido per assomigliare a Clint Eastwood;
il mozzicone di sigaro per assomigliare a Clint Eastwood...
che se non fosse per quei cinquanta/sessanta chili di troppo....
Ho dovuto attaccare dello spago al cinturone: non riuscivo ad allacciarmelo...
ho dovuto aprire gli occhi (perchè lo sguardo a lametta sarà pure fico...ma quando calpesti tre cacche lunari una dietro l'altra, il glamour non conta più)
il cappello continuava a cadermi sugli occhi, causando rapidi black out e relative zuccate nei pali della luce): al diavolo il cappello.
Quel che conta è che ho il fucile.
Senza cappello, con lo sguardo allucinato e col fucile pronto, sembro il fratello grasso di Antony Hopkins: questo gioca a mio favore, un po' di sana pazzia non guasta mai.
Calco la dose e mentre cammino urlo frasi del tipo:
"Non mi dovevano lasciare andare a casa, quelli del manicomio: io sono paaaaaaaaaaazzo!"
...

Silenzio.
...

"Il dottore mi ha detto che sono guarito: l'ho visto che c'aveva le dita incrociate..."

...

Silenzio.

Avanzo avanzando tra la polvere che si alza.
I lunoni si sono chiusi tutti in casa e sbirciano dalle finestre come le vecchie pettegole.
Non so chi o cosa sto cercando, ma di sicuro lo saprò riconoscere al momento giusto.
E' un dono innato di certe persone.
E io ce l'ho.

-fine quarta parte-

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